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SOLO ALLENARSI.. A VOLTE NON BASTA!!!

Davide Nappo
1/2/2011

LAVORIAMO SULLA TECNICA... RIGIDO O FLESSIBILE?

Rigido o flessibile? Economico o poco efficiente? Anche se poco considerato, il fattore meccanico è sicuramente un aspetto molto importante dell'allenamento di ogni disciplina sportiva...

La corretta esecuzione del gesto è tanto più importante quanto l'azione è tecnicamente complessa, ma anche quando essa è ciclica, cioè ripetuta più volte nel tempo, come ad esempio il passo nella corsa e nello scialpinismo o la pedalata per il ciclista.

Molto si sa oggi sul versante metabolico dell'allenamento e le diverse metodologie si propongono di migliorare la resistenza aerobica, piuttosto che la potenza anaerobica, ecc. a seconda delle discipline e del tipo di atleta.

Tuttavia il fattore meccanico dell'allenamento, sebbene meno conosciuto, ha una enorme importanza anche negli sport di resistenza: l'efficacia e l'economicità dell'azione sono fattori importanti che determinano la prestazione.

Quello che propongo è uno spunto di riflessione riguardo ad uno studio su atleti d'elite: i soggetti che presentano un'economia di corsa maggiore (calcolata con il consumo di ossigeno) ad una determinata velocità sono quelli che hanno una catena posteriore dell'arto inferiore più rigida, cioè meno estensibile a parità di forza applicata.

Quello che apparentemente sembra un controsenso ha invece una spiegazione molto chiara; più il complesso tendine-muscolo è rigido, più è in grado di immagazzinare energia elastica nello spostamento della massa corporea contro la forza di gravità e restituirla a costo energetico nullo.

In poche parole, muscoli e tendini sono delle specie di molle e, negli sport di corsa o simili, durante l'azione, vengono sottoposti a stiramento per poi riaccorciarsi alcuni millisecondi dopo per la fase successiva del gesto. Questo deve farci riflettere sull'utilità di alcune pratiche di stretching e sui carichi di lavoro.

Se una disciplina richiede una determinata prestazione elastica (ad esempio il lavoro degli ischio-crurali nello scialpinismo in salita o il polpaccio nella corsa) questi devono essere stimolati a divenire sempre più rigidi, che non significa meno lunghi, ma semplicemente in grado di sostenere tensioni elevatissime.

Come si fa? In questo caso la parola chiave è quantità! Ebbene sì...le fibre lente sono il doppio più rigide delle fibre veloci e il collagene diventa ipertrofico se sottoposto a un elevato numero di cicli stiramento-accorciamento. Ad esempio il salto della corda è estremamente efficace nell'allenare l'azione elastica della caviglia per l'altissimo numero di appoggi che è possibile effettuare nell'unità di tempo; Insomma è fondamentale il volume, ma sempre curando che il gesto sia il più corretto possibile, mantenendo alto il numero delle frequenze perché l'elasticità dei tendini è massima per contrazioni molto veloci.

Parametri misurati sui ciclisti dicono che il massimo dell'efficienza meccanica, e quindi l'economia nel tempo, si sviluppa con un ritmo di 90 pedalate al minuto, mentre il massimo della potenza con 116 cioè innalzando ancora le frequenze e spingendo al massimo, ovviamente per un periodo di tempo molto limitato.

Quindi, la prossima volta che sarete in giro per un lungo, con gli sci, a piedi, oppure in bici, non preoccupatevi se il vostro cardiofrequenzimetro vi segnala che non state dando abbastanza, potete provare a curare il gesto specifico e la frequenza per sfruttare l'effetto meccanico dell'allenamento e forse, ogni tanto, anche combattere la noia o la monotonia degli allenamenti più lunghi e psicologicamente impegnativi. Ovviamente al ritorno niente stretching a fine seduta, meglio lasciarlo per la sera o il giorno dopo, ricordando che non tutti i muscoli devono essere lunghi e flessibili, ma alcuni hanno bisogno di divenire corti e rigidi per massimizzare la resistenza.

Per chi volesse delucidazioni o avesse curiosità sull'argomento trattato può scrivere a nappo.fisio@fastwebnet.it