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A Moro il premio del Cai in ricordo dei Dalla Longa

Maurizio Torri
8/3/2009

L’alpinista si è aggiudicato il trofeo per la scalata del Beka Brakai - Folla al Palamonti: tributo ai fratelli scomparsi nel 2005 e nel 2007

Con la conquista l’estate scorsa nel Karakorum pachistano della vetta ancora inviolata del Beka Brakai Chhok l’alpinista Simone Moro si è aggiudicato la 3ª edizione del premio alpinistico «Marco e Sergio Dalla Longa».
Il prestigioso riconoscimento – che ricorda gli indimenticabili fratelli alpinisti di Nembro scomparsi in vetta rispettivamente nel 2005 e nel 2007, dopo essere stati protagonisti di imprese sulle cime di mezzo mondo – è stato consegnato ieri sera al Palamonti in via pizzo Presolana, la casa di tutti gli scalatori e appassionati della montagna orobici. «È un premio che mi inorgoglisce, perché datomi da tanta gente che ama la montagna in ricordo di due cari amici grandi scalatori. Bergamo non ha nulla da invidiare sull’alpinismo mondiale». A consegnare a Moro l’opera creata per l’occasione dallo scultore Italo Chiodi, davanti ad un salone stracolmo di gente, tra cui molti giovani, il presidente del Cai di Bergamo, Paolo Valoti, ed Augusto Azzoni, presidente della commissione alpinismo extraeuropeo dei Cai di Bergamo, giuria del premio.
«L’impresa di Simone – dice Azzoni – è quella che raggiunge in pieno l’obiettivo del premio. Una salita condotta in perfetto stile alpino, con purezza di stile, determinazione e coraggio». Valoti commenta soddisfatto: «Questa serata conferma la forte tradizione dell’alpinismo bergamasco. Un laboratorio straordinario di appassionati, sempre aperto alla ricerca del nuovo e uno stimolo per continuare nell’eccellenza, volando alto come dimostrato dall’impresa di Simone e seguendo la passione tanto cara a Sergio e Marco».
L’alpinista, nato a Bergamo il 27 ottobre del 1967, aveva raggiunto la vetta (6.940 metri) del Beka Brakai Chhok il 1° agosto dell’anno scorso, insieme ad Hervè Barmasse: un’impresa vincente compiuta, tra salita e discesa, in meno di due giorni. Non poteva mancare un accenno all’altra impresa fatta da Moro appena un mese fa quando, insieme al kazako Denis Urubko, ha realizzato la prima ascesa invernale sul Makalu, il gigante himalaiano di 8.485 metri.
«Risultato straordinario – commenta Valoti – che inorgoglisce tutto il Cai di Bergamo e la comunità bergamasca». La serata era iniziata con la proiezione di alcune immagini, affascinanti e nello stesso tempo struggenti, girate durante alcune delle imprese dei due alpinisti nembresi scomparsi. Rosa Morotti, moglie di Sergio e loro compagna in tante spedizioni, li ricorda così: «Se ne sono andati lasciando un grande vuoto. Ma loro sono comunque rimasti con noi, tra i tanti sentieri e le vette delle montagne che tanto amavano sin da piccoli ». Ricordi toccanti anche da parte dell’alpinista Piero Nava.
Poi, uno dietro l’altro, sono scorsi i filmati delle varie imprese, intervallati dalle interviste di Emanuele Falchetti, giornalista di Orobie e collaboratore de L’Eco di Bergamo, agli scalatori.
Moro si è imposto sulle altre sei candidature, tutte di assoluto livello: Giovanni Moretti e Ivo Ferrari, per la conquista della cima d’Angheraz lungo la via Massarotto-Zonta; Giorgio Tomasi, per la scoperta e l’esplorazione dell’abisso FA7; Matteo Bertolotti e Luca Galbiati, per la ripetizione del diedro Chibania nelle Gole di Todra (Marocco); Yuri Parimbelli e Piera Vitali, per il Fitz Roy (ripetizione della Supercanaleta); Giangi Angeloni e Daniele Calegari, per la nuova via «Dilettanti allo sbaraglio» portata a termine sul versante Nord della Presolana; Roby Piantoni e Marco Astori con la salita al Gasherbrum I e il successivo tentativo di traversata al Gasherbrum II in Pakistan. A tutti loro Andrea, figlio di Marco Dalla Longa, ha consegnato una targa ricordo dall’edizione del premio.