Categoria: 

INTERVISTA A GIANLUCA GALEATI

Sottotitolo: 
L'atleta del Team Tecnica racconta il suo splendido secondo posto al Tor Des Geants e i progetti futuri

Nicola Gavardi
23/10/2015
Tags: 
intervista gianluca galeati
TOR DE GEANTS
valle d'aosta
trail running

L'ultra endurance valdostana è una di quelle gare che non ti fanno dormire di notte. E' un vero e proprio viaggio dentro se stessi dove la linea sottile tra sforzo mentale e fisico non è ben definita...

A POCO PIU’ DI UN MESE DALLA STUPENDA PRESTAZIONE AL TOR DES GEANTS HAI AVUTO MODO DI RIPERCORRERE MENTALMENTE IL TUO VIAGGIO?

Assolutamente si, ma non si finisce mai di farlo. Troppo lungo il viaggio, troppi aneddoti, un’infinità di sensazioni. Quindi ti ritrovi in alcuni momenti di un giorno qualsiasi a ripensare a quella circostanza o quel istante della gara in cui ricordi di aver provato qualcosa di speciale; e dopo che il cuore ha avuto un sobbalzo, un brivido ti ha attraversato il corpo e la mente ha fantasticato ributtandoti per qualche istante in mezzo a quella avventura (e quelle montagne), ti rendi veramente conto dei segni profondi che ti lascia il Tor.

 

 

 

IL TOR DES GEANTS, UNA GARA MITICA, DOVE C’E’ UNA SOTTILE LINEA TRA LO SFORZO FISICO E QUELLO MENTALE..

Sono d’accordo, molto sottile. Anzi forse non esiste una linea di confine tra le due cose. La forza mentale viene messa talmente alla prova che chi riesce a vincerla, contrastandone tutti i limiti che gli si presentano dinanzi, scopre sulla propria pelle di essere in grado di poter raggiungere sempre (o quasi) tutti i propri obiettivi. La cosa che mi ha maggiormente sorpreso è che di questa forza se ne può fare tesoro anche in tanti altri aspetti della quotidianità a venire, e la consapevolezza di ciò ti rende sicuramente una persona migliore.

 

 

 

 

 

UN EPISODIO CURIOSO O EMOZIONANETE DELL’ULTIMA EDIZIONE DEL TDG?

Cosi su due piedi trovarne solo uno è veramente difficile, ce ne sarebbero un’infinità. Sicuramente la comparsa di un amico come Franco Collè, quando è arrivato a darmi supporto morale e logistico da Oyace e nei successivi punti di ristoro, è stato un episodio determinante soprattutto a livello mentale per il proseguo della mia gara. Infatti, per i primi concorrenti, le fasi critiche della gara sono appunto la terza ed ultima notte nonché la mattina successiva.

 

 

 

IL METEO E’ SEMPRE UN’INCOGNITA E AD OGNI MODO OGNI ULTRA-RUNNER CHE SI PRESENTI ALLA PARTENZA LO DEVE IN QUALCHE MODO PREVENTIVARE E ACCETTARE. COSA PENSI DELLE POLEMICHE CHE SI SONO SCATENATE SUI SOCIAL PER LA SOSPENSIONE DELLA GARA?

Esatto è proprio questo il punto, le condizioni meteo purtroppo sono da preventivare ed accettare, quindi ogni concorrente dovrebbe responsabilizzarsi cercando di valutare bene le situazioni che potrebbe incontrare per affrontare al meglio una variabile significativa come questa. Poi, c’è comunque un’organizzazione gara della quale bisogna avere fiducia, la quale ha sicuramente come obiettivo quello di monitorare il più possibile la situazione e tutelare la sicurezza dei concorrenti.

In merito alle polemiche invece sarò molto diretto, penso che chi non c’era non possa parlare. Mi è capitato li leggere alcuni di questi commenti o prese di posizione, e sinceramente non capisco con quale cognizione di causa possa parlare chi era lontano centinaia di km magari seduto davanti ad un pc. Io cerco sempre di non esprimere giudizi o pareri in mancanza di esperienza personale, soprattutto su un tema così difficile come questo, le cui decisioni avrebbero potuto lasciare strascichi pesanti. Penso che ci voglia un po’ più di umiltà e maggior rispetto nei confronti di chi era sul pezzo e costretto a prendere decisioni importanti e non facili. Mi riferisco ai volontari e alle guide che presidiavano i colli, a chi riceveva e monitorava costantemente le informazioni, a chi seguiva il meteo, quindi all’organizzazione stessa.

Insomma, chi non c’era non può giudicare, e sono convinto che chi c’era abbia capito (almeno a mente fredda) che la decisione presa, anche se a malincuore, sia stata quella giusta.

 

 

 

 

 

 

QUANTO TEMPO CI VUOLE PER RIPENDERSI DA UNO SFORZO DEL GENERE?

Tantissimo. Io sono convinto, anche in virtùdell’esperienza dello scorso anno, che anche quando arriva il giorno in cui ti senti fisicamente rigenerato e anche gli ultimi strascichi se ne sono andati dal tuo corpo, quello non sia ancora il momento per considerarsi completamente a posto. E’ chiaro che per preparare nel migliore dei modi un Tor, ci si allena moltissimo, quindi il corpo si abitua a sopportare grossi carichi e sorprendentemente migliora sempre i tempi di recupero, ma qui non si spreme solo il fisico.

Insomma, ritornare competitivi sia mentalmente che fisicamente in tempi brevi è praticamente impossibile.

 

 

 

COME IMPOSTI IL TUO ALLENAMENTO?

È molto semplice, abitando in pianura e dovendo incastrare il tempo libero (che è solo la sera o la mattina presto) con il lavoro, non posso far altro che accontentarmi durante la settimana di correre in piano e fare del collinare. Mentre nel weekend mi sposto, raggiungendo le amate montagne, e li accumulo ore e dislivelli.

 

PARTECIPERAI’ PROSSIMAMENTE A QUALCHE GARA ULTRA DEL CIRCUITO WORLD SERIES?

Non so ancora, mi piacerebbe molto ma non ho ancora impostato la prossima stagione, anche perché dovrò capire quanto tempo libero mi lasceranno i nuovi impegni familiari!

 

 

 

DOPO UN RISULTATO DEL GENERE DOVE SI TROVANO LE MOTIVAZIONI E GLI STIMOLI PER PARTIRE VERSO UN NUOVO VIAGGIO?

Io in questo sport cerco sempre emozioni nuove e sono sempre stimolato per migliorare me stesso, innanzitutto. Non solo in termini di prestazioni, ma anche umanamente. Il Tor è un po’ una scuola di vita, come dicevo prima, quindi mi ha fatto crescere molto e non solo sportivamente. Continuerò a gareggiare cercando di dare il massimo e con l’obiettivo di tornare a casa sempre con quel qualcosa in più, che solo un risultato fine a stesso, non può darti.

 

 

(Credit Foto Courthoud Photographer)